L'Etica Nicomachea è un'opera filosofica di Aristotele che tratta della morale e dell'etica. È composta da dieci libri e prende il nome dal figlio di Aristotele, Nicomaco. Nell'opera, Aristotele sviluppa una teoria dell'etica basata sull'idea del fine ultimo dell'essere umano, che egli identifica con la felicità o "eudaimonia".
Secondo Aristotele, la felicità non consiste nel piacere o nella ricchezza, ma nell'attività razionale conformata alla virtù. Egli distingue tra due tipi di virtù: le virtù morali, che riguardano il controllo delle passioni e delle emozioni, e le virtù intellettuali, che riguardano il pensiero e la riflessione.
Aristotele sostiene che la felicità si raggiunge attraverso un equilibrio tra le virtù morali e intellettuali, e che la virtù si acquisisce attraverso l'abitudine e la pratica. Inoltre, egli sottolinea l'importanza della virtù come mezzo per raggiungere la felicità, che è il fine ultimo dell'essere umano.
L'opera dell'Etica Nicomachea ha avuto un'enorme influenza sulla filosofia morale occidentale ed è considerata uno dei capisaldi dell'etica aristotelica.
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